Un Po di storia: Il fenomeno Hooligans


La parola hooligan deriva dal termine Hooley’s gang e nasce nei primi anni del novecento.

La hooley’s gang era una banda di giovani teppisti di origine irlandese che agiva nell’east end londinese. Il fenomeno degli hooligans associato al football si diffonderà però solamente alla fine degli anni sessanta. Alla fine dell’ottocento con la regolarizzazione del gioco a seguito della fondazione della football association in Inghilterra il calcio diviene uno sport professionistico e di conseguenza seguitissimo. Le bande giovanili di inizio secolo portano alle partite i comportamenti ed i linguaggi usati nelle strade, si appropriano quindi del football, che diventa sport per la working class, la classe operaia. Sono i ragazzi dell’età vittoriana, i victorian boys, che fieri di essere temuti dalle classi più agiate, monopolizzano l’ambiente circostante il gioco del calcio dando luogo ai primi disordini con tentativi di invasioni di campo, insulti a giocatori ed arbitri. Giornali dell’epoca di Londra e di Glasgow documentano svariati disordini.
Tra i victorian boys nasce quindi, nel gergo giovanile, l’holding the end ( tenere la curva ). Per la strada le bande attuano rappresaglie a chiunque attraversi la strada che loro giudicano di loro proprietà, l’holding the street. Il passaggio alla partita di football è automatico e nessuno quindi deve attraversare lo spazio attorno al campo di gioco.
Lo scenario degli “ hooligans” di inizio novecento cambia radicalmente con l’inizio della prima guerra mondiale. I campionati di calcio vengono sospesi e quando si torna a giocare il pubblico che segue il football non è più esclusivamente proveniente dalla working class. Anche le classi più abbienti ed altologate si avvicinano alle partite, come una sorta di svago per dimenticare gli orrori del conflitto.
E’ in questi anni che anche le donne si avvicinano per la prima volta al fenomeno calcio ed è sempre negli anni post prima guerra mondiale che nasce il mito dello spettatore inglese educato e sportivo, proprio in virtù dell’incorporazione delle classi agiate negli stadi.

Questo mito del tifoso per bene, resisterà fino alla metà degli anni cinquanta, supportato anche da una lodevole campagna giornalistica. Mentre l’Inghilterra assiste impotente allo sgretolarsi dell’impero coloniale tornano alla ribalta i ragazzi della working class, che accentuando lo stile dei victorian boys, creano una rough working class ( rude classe operaia ) dando luogo al fenomeno giovanile dei teddy boys. Sono ragazzi che vogliono recuperare i valori di inizio secolo quali il maschilismo, il sessismo ed appunto la rudezza. Intorno agli stadi tornano violenza e disordini, specie nei derby tesissimi ( anche per ragioni religiose ) tra celtic e rangers a Glasgow e tra Liverpool ed everton a Liverpool. La stampa punta il dito contro i teddy boys, sono loro i colpevoli della nuova ondata di violenza collegata al calcio e in quegli anni si hanno i primi disordini nei convogli ferroviari che riportano le tifoserie o presunte tali a casa dopo le trasferte.
Ma l’Inghilterra agli inizi degli anni sessanta è l’ombelico del mondo: moda, musica, tecnologia, tutto quello che nasce in Inghilterra diviene tendenza ed è su questa scia, amplificata dalla nascita di gruppi musicali quali i Beatles, i Rolling Stones e gli Who, che nascono altri due movimenti giovanili: i mods ed i rockers. I primi sono appartenenti alla classe operaia ed hanno un look effeminato, vestono elegante, fanno uso di droghe come lsd e si muovono con gli scooters. I secondi portano i capelli lunghi, vestono più rozzo, appartengono alla stessa estrazione sociale e odiano i mods. Quest’odio darà vita a violenti scontri tra i due gruppi nelle spiagge di Brighton e nel sud dell’isola. Il loro approccio al mondo del calcio è in realtà superficiale ma la loro nascita e la loro naturale evoluzione darà vita al movimento skinheads, che si approprierà delle football ends ( le curve degli stadi inglesi )  alla fine dei “ favolosi” anni sessanta.
La stampa ingigantisce il fenomeno, temendo che possa avere il suo culmine durante i mondiali del 1966 organizzati proprio dall’Inghilterra. Tutto invece fila liscio, senza incidenti di rilievo, ed arriva anche  la ciliegina sulla torta nella finale di wembley, dove i padroni di casa superano la Germania Ovest in una partita tra le più emozionanti e discusse della storia del calcio.

Il tipico fair play anglosassone sembra trionfare, ed i giornali riportano alla mente dei tanti appassionati gli anni pacifici e sereni post bellici. Tutti auspicano un ritorno ad un football seguito da tifosi educati e rispettosi dell’avversario ma la storia dirà diversamente perché è proprio a cavallo tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta che nascerà il fenomeno del football hooliganism. A partire dal campionato 67/68 si comincia a vedere negli stadi di sua maestà una nuova tipologia di tifoso: capelli rasati, sciarpe con i colori della propria squadra, giubbotto imbottito e ai piedi anfibi con punta in metallo. E’ proprio quest’ultima caratteristica che da origine al nome del nuovo gruppo giovanile: vengono soprannominati i boot boys ( boot, stivale) e il loro credo è la violenza. Nasce cosi il movimento skinheads, che partendo dagli stadi inglesi si allargherà a macchia d’olio in tutti gli stadi d’europa. A differenza dei mods e dei rockers che vivevano il fenomeno football marginalmente gli skinheads considerano lo stadio un luogo d’aggregazione, un punto fermo dove poter affermare la propria autorità basandosi sulla violenza. Questi ragazzi si conoscono a prescindere dallo stadio, spesso fanno parte di gangs di strada dei vari sobborghi cittadini, odiano visceralmente i mods ( ecco perché i mods sono importanti nella nascita del fenomeno skinheads ) colpevoli secondo loro di sminuire la figura rude e maschilista della classe operaia. Per recuperare tali valori di esaltazione della razza bianca ed operaia si scatena una campagna di violenza a danno di borghesi, gay, neri, ed in particolare verso pakistani ed indiani. Le football ends ( le tribune poste dietro le porte degli stadi inglesi ) diventano territorio skinheads e i vecchi tifosi, anziani e pacifici, vengono in fretta emarginati ed allontanati.

E’ in questo momento storico che nascono i primi nomi per le gangs da stadio. Sono nomi che incudono volutamente timore: Headhunters ( cacciatori di teste), Yids, Red army ( armata rossa), Gooners…Nello stesso periodo anche le ends prendono per la prima volta un nome: nascono la Kop di Liverpool, il North Bank di Londra sponda Arsenal, lo Shed sponda Chelsea, la Stretford End di Manchester. Conseguenza di ciò sono le battaglie che nascono fra gruppi di tifoserie avversarie, che hanno l’unico e solo obiettivo di prendere letteralmente la end ( take an end ) mettendo in fuga il gruppo nemico. Blood, sweat and beer ( anima, sudore e birra ), è questo lo slogan ossessivo degli hooligans che passano il loro tempo tra scontri allo stadio, bevute colossali di birra nei pub e raid violenti ai danni di negozi di proprietà di pakistani in nome del maschilismo estremo e della xenofobia.
Il dato sconcertante è la facilità con cui queste bande di skinheads generano scontri all’interno e all’esterno dello stadio, generando il panico tra il pubblico pacifico. Motivo di tale facilità è la completa impreparazione delle forze dell’ordine alla nuova ondata di violenza. Moltissime sono le partite interrotte per le invasioni di campo, facilitate dalla totale assenza di barriere a bordo campo. In funzione di ciò uno dei primi provvedimenti adottati dalle autorità sono le recinsioni poste nelle ends nel tentativo di arginare il fenomeno del pitch invasion ( invasione di campo ). Nascono le rivalità fra gruppi, specie nei derby londinesi fra West Ham, Milwall, Tottenham, Arsenal e Chelsea. Gruppi londinesi che però fanno squadra quando dal nord scendono le bande organizzate da Manchester o da Liverpool. E si creano i cosiddetti gemellaggi, gruppi che aiutano altri gruppi nel tentativo di contenerne e superare un altro, spesso per vendicare sconfitte subite negli scontri precedenti. Leggenda metropolitana ( non attendibile ) vuole che il movimento violento hooligan sia nato nel north bank dell’Arsenal. Cosi recita la leggenda narrata da un tifoso dell’Arsenal: “<< non si sa come sia cominciata. Uno ha fregato una sciarpa ad un altro ed è iniziata la violenza. Tutto nacque nel north bank, che fu l’inizio…”>>
La televisione, che trasmette dal 1970, tramite la trasmissione match of the day, diverse partite della first division e di fa cup, rende il fenomeno più visibile all’intera nazione, che alla vista di invasioni di campo, scontri ed interruzioni di match, chiede a gran voce misure drastiche ed efficaci ad arginare la violenza. Negli stadi si cominciano a vedere imponenti schieramenti di polizia, spesso a cavallo e nel 1977 verranno introdotte per la prima volta negli stadi le telecamere a circuito chiuso, cosa che divenne poi obbligatoria nei successivi anni ottanta sotto il governo di Margaret Thatcher.

Il primo morto accertato in conseguenza del fenomeno hooligan è datato 1974, quando durante un match in agosto un tifoso del Bolton venne accoltellato mortalmente. Nello stesso anno si verificano anche i primi incidenti di tifosi inglesi all’estero. Durante un match di coppa uefa tra Feynoord e Tottenham i tifosi inglesi mettono a ferro e fuoco la città olandese cogliendo impreparati la popolazione e le forze dell’ordine locali. Altri morti si registrano nel 1976 e nel 1977 e paradossalmente tifare e cantare all’inglese diventa una moda nelle tifoserie di tutta europa. Le misure restrittive adottate non frenano la violenza, al massimo la spostano in luoghi adiacenti allo stadio, dove le bande si danno appuntamento, o sui treni che portano i tifosi o presunti tali in trasferta. Gli organi di stampa, soprattutto i famosi tabloids, amplificano il triste fenomeno e a questi ragazzi violenti non par vero di leggere le loro gesta sui giornali, trovando una cassa di risonanza enorme. Vengono addirittura stilate classifiche sui gruppi hooligan più temuti e la red army del Manchester united viene identificata come la più terribile in assoluto. Per tutti gli anni settanta verranno considerati dalle forze dell’ordine quelli più a rischio violenza collaborando indirettamente al loro mito.I primi atti di violenza della Red Army vengono ricordati all’inizio degli anni ’70, ma è nel 1974, dopo un’invasione di campo nel derby con il Manchester City, che nonostante la portata non gravissima degli eventi, vengono elevate le barriere di separazione intorno alla Stretford End, operazione che oltre a unire e a donare ai ‘mancunian’ il senso di orgoglio per l’isolamento dai tifosi normali, fa crescere il loro prestigio tra tutte le ends del Paese. Gli yids del tottenham ( di estrazione ebrea ) e i gooners dell’Arsenal tenteranno di salire alla ribalta delle cronache per spodestare dal trono della violenza i ragazzi di Manchester.

Curioso fu che, in quel periodo, anche club di città tranquille e di tradizioni universitarie come Oxford e Cambridge, avevano un proprio gruppo operativo, cosa che scandalizzò e non poco l’opinione pubblica. La politica inglese cercò di affrontare il problema e si arrivò anche a definire i tifosi violenti orde di animali che hanno costruito le loro tane negli stadi. E’ proprio la red army di Manchester che si sentirà chiamata in causa e che comincerà a cantare negli stadi e fuori il famoso coro we hate humans, noi mangiamo umani, che verrà ripreso immediatamente da tutte le tifoserie della nazione.
Verso la fine degli anni settanta si assisterà ad una inversione di tendenza del fenomeno violenza che innescherà un meccanismo perverso nella classe politica e nei mass media, che si convinceranno che gli hooligans vanno messi sullo stesso piano delle mode giovanili quali i mods e i punk e che come nascono, muoiono. Ciò autorizza a non prendere provvedimenti su misura né a reprimerli con asprezza. Tali considerazioni, molto superficiali, si dimostreranno il classico boomerang per la società inglese che assisterà agli anni più duri e difficili della piaga hooligans. Piaga che è ben presente anche in Galles, quando a seguito di Swansea – Crystal palace un tifoso del Palace muore. Ne seguono altri e la politica e l’opinione pubblica tornano a parlare di fenomeno da arginare con provvedimenti seri. Nel frattempo gli eighties ( anni 80 ) assistono al ricambio generazionale e gli skinheads lasciano il posto allo stile casual nel quale la faranno da padrone marchi di abbigliamento come Fila, Ellesse, Tacchini, Adidas Alcune tifoserie, in particolare quelle del Chelsea, del Leeds e del West Ham, allacceranno rapporti con il Fronte Nazionale di estrema destra, che individuava nelle ends un possibile reclutamento politico e un attivo braccio armato. Spesso la politica inglese addosserà la colpa della violenza negli stadi all’estrema destra, continuando a sottovalutare il fenomeno di ribellione e caos generato dalle firms britanniche. Lo stesso Fronte nazionale non metterà mai radici profonde nelle ends, anche perché le stesse firms rifiutavano il sistema gerarchico esistente in politica. Il gruppo era gruppo e agiva in massa, senza un ordine né un vero e proprio capo ed erano gli stessi hooligans a rifiutare imposizioni dall’esterno.
Anche la nazionale inglese non rimane esente dal fenomeno hooligan e sono proprio gli anni ottanta che registrano incidenti di tifosi al seguito della squadra dei tre leoni. I primi disordini si verificarono agli europei del 1980 a Torino, a seguito di Inghilterra – Belgio gruppi di tifosi inglesi ed italiani vennero allo scontro. Ed anche nel 1982, ai mondiali di Spagna, con la guerra delle falklands appena terminata, tifosi inglesi si scontrano con quelli spagnoli, rei di aver preso posizione a favore degli argentini nel citato conflitto bellico.

Ogni volta che si muove un club inglese all’estero o la nazionale si instaura un clima di tensione e di guerriglia urbana, spesso alimentato dagli organi di informazione, in primis quelli britannici, che spesso ingigantiranno anche fatti occasionali e marginali contribuendo alla nomina, spesso a torto, di feccia d’europa dei supporters inglesi.
Il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, muoiono 39 persone. La partita è la finale di coppa dei campioni tra Liverpool e Juventus. La tragedia dell’Heysel ha però un antefatto vecchio di un anno: la finale della Coppa dei Campioni del 1984 tenutasi allo stadio Olimpico di Roma tra la Roma e lo stesso Liverpool. In occasione di questa gara ci furono numerosissimi incidenti prima e dopo il match che videro bande di ultras romanisti scontrarsi ferocemente con i tifosi inglesi. I tifosi del Liverpool non avevano ben chiara la situazione del tifo italiano, infatti credettero che fosse omogeneo come quello inglese, ovvero incontrati i tifosi della Roma e appurata la loro carica violenta, erano convinti che tutte le tifoserie italiane fossero dello stesso tipo. Pertanto, per ammissione di alcuni degli hooligans arrestati, i tifosi del Liverpool si organizzarono studiando perfettamente le vie della città intorno allo stadio e preparandosi allo scontro che loro stessi credevano sarebbe stato violentissimo, proprio perché memori degli incidenti di un anno prima a Roma. Tale errore di valutazione da parte dei tifosi del Liverpool fu una delle cause della tragedia dell’Heysel. Le altre cause (le principali) furono l’inadeguatezza dell’impianto sportivo e la disorganizzazione delle autorità belghe.

Ma un altro dei motivi che diede origine alla tragedia del 1985 fu la già citata take an end. Molti inglesi non avevano affatto intenzione di caricare gli juventini, ma solo di simulare la carica per spaventare gli avversari, una pratica di uso comune nel campionato inglese ma sconosciuta in Italia. I tifosi juventini, di cui nel famoso settore z molte famiglie, impauriti, nella totale assenza delle forze dell’ordine belghe, completamente colte di sorpresa dall’azione degli inglesi, si ammassarono contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Alcuni, disperati, si lanciarono dall’alto nel vuoto, altri cercarono di scavalcare ed entrare nel settore adiacente; alcuni di essi finirono sugli spunzoni delle recinzioni. Il muro su cui erano ammassati i bianconeri crollò per il troppo peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e calpestate nella corsa verso una via d’uscita. Tutto ciò non per giustificare il comportamento dei supporters inglesi, tutt’altro, ma per far capire come la diffusa pratica della presa della curva, sconosciuta o quasi fuori dall’Inghilterra fino ad allora, ebbe il suo peso specifico nella tragedia. Nei giorni successivi l’Uefa, su proposta dello stesso Governo di Londra, escluse le squadre inglesi (i cui tifosi si erano già in passato macchiati di simili efferatezze) a tempo indeterminato dalle Coppe europee. Il provvedimento di esclusione fu applicato fino al 1990, un anno dopo la strage di Hillsborough, che vide sempre protagonisti (anche se stavolta senza alcuna colpa) i tifosi del Liverpool. Hillsborough segna lo spartiacque della lotta alla violenza negli stadi inglesi anche se in realtà la tragedia di Sheffield del 15 aprile 1989 si verificò per la disorganizzazione e la leggerezza con cui la polizia locale gestì l’afflusso del settore dei tifosi del Liverpool.

Pubblicato su Ultras. 9 Comments »

9 Risposte to “Un Po di storia: Il fenomeno Hooligans”

  1. SANNITA Says:

    a nu chiss c fann na pompa!

  2. devilsa Says:

    ahahahahahahahahahahahahhahahahaha

  3. marione Says:

    mi manca vo daooooooooooooo

  4. goran Says:

    per aesernia

    Ravenna – VERONA 93/94: una cinquantina di brigate gialloblù, teste rasate e pantaloncini corti, si fece allegramente tutto il giro dello stadio fermandosi di fronte ai cancelli della curva Nord e prendendosi gioco dell’assenza dei locali. Le attenuanti erano molte: la squadra già retrocessa in malo modo; la gente era tutta in spiaggia; molti membri del direttivo erano invece a fianco dei bolognesi che giocavano i playoff di serie C1 contro la Spal. In ogni caso, anche se di fronte ad un gruppo molto blasonato, fu un grosso smacco.

    Ravenna – VERONA 1998/99: nel dopo partita mentre il corteo veronese transitava per l’area della chiesa di San Paolo per raggiungere i propri mezzi, vi furono vivaci screzi proprio a ridosso della parrocchia mentre diversi bambini “facevano catechismo”; della serie: non c’è più religione. Per la cronaca fu leggermente ammaccata l’auto di un povero ed innocente parrocchiano…..

    Ravenna – NAPOLI 1998/99: al termine della partita una ventina di partenopei (giovanissimi cani sciolti della Curva A), si prodigò in una decisa carica (con l’intento di raggiungere i vicentini presenti nella nord, che si guardarono bene dal “farsi vedere”) che giunse ai margini della tribuna, bloccata poi dalla celere. Per la cronaca un povero tifoso ravennate che offendeva il grosso degli azzurri da lontano sul proprio scooter credendosi al sicuro, fu travolto dal ritorno in posizione della ventina di cui sopra: fortunatamente fu solo spintonato e perse l’equilibrio; della serie chi la fà l’aspetti!

  5. Giovanni Says:

    Marione is megl che one…

    Propongo una facciata della parate a caricatura goran…come premio per l’amore che ci sta mettendo…

    e intant gne gne s sta alla casa….

    P.s. Marione leva le calcolatrici da in mano a Nocella

  6. massimo Says:

    Gli inglesi assaltarono una curva piena di famiglie, quindi gente non preparata.I tifosi della fiorentina, dovrebbero vergognarsi per ciò’che sostengono sulle vittime. Sono sempre italiani, povera gente!!!
    Ps:non sono tifoso juventino,sono solo semplice italiano .

  7. alex Says:

    La storia riscritta…..i primi skinheads erano apolitici e non hanno mai teorizzato il maschilismo ne tantomeno il sessismo, quello avvenne solo negli anni 80 quando si affacciarono sulla scena i primi skinhead di destra,,,


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